L’Italia scende al 19esimo posto nella classifica globale dei produttori di veicoli, staccata non solo dal Regno Unito ma anche dalla Slovacchia. Gli ultimi dati di Ihs Markit certificano la posizione ormai periferica del Paese nell’industria globale del settore automotive. Nel 2023 poco più di 800 mila vetture e furgoni sono usciti dalle fabbriche italiane, metà rispetto alla Francia e un terzo in riferimento alla Spagna.
I volumi sono troppo esigui per saturare la capacità produttiva di stabilimenti che negli anni ‘90 sfornavano oltre due milioni di unità all’anno. Da qui la preoccupazione di politica e sindacati per il futuro degli impianti che furono di Fiat e oggi appartengono alla multinazionale Stellantis.
Occorre precisare che anche il mercato interno assorbe meno: se fino al 2009 in Italia si vendevano oltre 2 milioni di auto all’anno, oggi si fatica a raggiungere gli 1,5 milioni.
Ma anche le strategie industriali di Stellantis hanno un loro peso. L’impressione è che i risparmi e i conseguenti maggiori profitti promessi al mercato all’atto della fusione fra Fca e Peugeot abbiano portato il gruppo ad accelerare le delocalizzazioni verso i Paesi a basso costo.
Le dichiarazioni del ceo Carlos Tavares non hanno poi contribuito a rasserenare gli animi. Il manager ha avvertito che, senza sussidi alle auto elettriche, i sei siti italiani sono a rischio, soprattutto Mirafiori e Pomigliano. Secondo la Fiom, però, anche la situazione dello stabilimento di Melfi è poco rassicurante.