I Guardiani della rivoluzione iraniani hanno sequestrato un’altra petroliera nel Golfo Persico, sostenendo che portava 700 mila litri di “petrolio iraniano di contrabbando” e arrestando i sette uomini di equipaggio. La nave - di cui non è stato diffuso il nome né la nazionalità - è stata condotta nel porto di Bushehr e il carico messo a disposizione della Compagnia nazionale di distribuzione del petrolio.
Secondo il generale dei Pasdaran Ramezan Zirahi, la petroliera stava caricando greggio da altre navi ed era diretta verso non meglio identificati “paesi arabi del Golfo”. L'accusa di contrabbando è legata al fatto che nella Repubblica islamica il petrolio gode di rilevanti sovvenzioni statali: in altre parole, i compratori approfitterebbero di questi aiuti di Stato per poi rivendere il greggio ricavandone un guadagno illegittimo. Otto milioni di litri di petrolio sovvenzionato iraniani sarebbero esportati ogni giorno in altri paesi dove i prezzi sono più elevati.
La notizia segna una nuova escalation di tensione nell'area, la più delicata del pianeta dal punto di vista del trasporto di greggio. All’origine c’è il duello fra Washington e Teheran, con l’ala “dura” della Repubblica islamica che ha ripreso l’offensiva dopo la decisione statunitense di uscire dall’accordo del 2015 sul programma nucleare iraniano e di boicottare l’economia della Repubblica islamica, minacciando sanzioni anche ai paesi che acquistano il suo petrolio.