Già nella prima metà del 2022 è apparso evidente che il commercio della Germania con la Cina si stava sviluppando in modo insolito. A tal punto che il deficit commerciale tedesco ha superato i 40 miliardi di euro nel periodo da gennaio a giugno dello scorso anno. Il valore per il 2022 nel suo insieme ha poi confermato il trend: il deficit commerciale è raddoppiato nel corso dell’anno a circa 84 miliardi di euro.
Valori mai raggiunti prima. D’altronde, se la Germania, da lungo tempo caratterizzatosi come paese esportatore, importa dalla Cina circa l’80% in più di quanto esporta nella seconda economia al mondo, c’è un palese squilibrio. Ora la questione sul tavolo è: ciò è dovuto ad effetti temporanei o strutturali?
Il deficit commerciale è cresciuto così tanto nel 2022 perché le importazioni di beni da Pechino sono aumentate in modo significativo, mentre le esportazioni di beni verso la Cina sono cresciute solo debolmente (facendo scendere la seconda economia al mondo da secondo a quarto paese di destinazione del ‘Made in Germany’). In realtà, anche le importazioni tedesche dagli altri paesi sono aumentate. Ciò è dovuto principalmente all’esplosione dei prezzo energetici; un fattore tuttavia non rilevante per la Germania nel caso della Cina.
Facendo un passo indietro, l’import tedesco dalla Cina era già salito nel 2020 quando, in seguito alla pandemia, una quantità rilevante di dispositivi medici vennero importati proprio dalla Cina. Un trend, dunque, che aveva tutta l’aria di essere temporaneo. Ma il deficit commerciale tedesco anziché rientrare in parametri meno sfavorevoli per Berlino ha continuato a salire, fino all’attuale esplosione.
Allo stesso tempo, la strategia economica cinese punta a importare meno a medio termine. La ‘Dual Circulation Strategy’ e la ‘Made in China 2025 Strategy’ hanno l’obiettivo esplicito di rendere la Cina più autosufficiente. Se la leadership cinese realizzerà con successo questi obiettivi, ciò influirà anche sulle opportunità di esportazione tedesche in futuro.