A poco più di sei mesi dall’inizio del suo mandato, Lula darebbe l’impressione di non essere lo stesso presidente che aveva governato il Brasile tra il 2003 e il 2010 e di essersi avvicinato ancora di più ai Brics (l’acronimo che indica il gruppo costituito da Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa). Eppure, più che Lula, è il Brasile a essere cambiato. L’attuale politica estera potrebbe non essere infatti dettata da convinzioni politiche, ma dalla convenienza economica.
Negli ultimi anni la bilancia commerciale del Brasile è profondamente mutata. Dal 2003, anno di inizio della prima presidenza Lula, le esportazioni in dollari si sono quasi quintuplicate, da 72 miliardi di dollari a 334. Il saldo commerciale è passato da 23 miliardi di dollari a 61 nel 2022.
Negli ultimi venti anni il Brasile è diventato una potenza esportatrice tra i paesi emergenti e l’export ha sostenuto l’economia nel suo momento più difficile. La crisi economica iniziata nel 2013 è stata superata solo nel 2022 e le esportazioni hanno avuto un ruolo decisivo. A eccezione del biennio 2016-2017, il loro valore si è mantenuto al di sopra dei livelli pre-crisi e il paese ha continuato ad avere un saldo positivo tra export e import nonostante il crollo del prezzo dei tre principali prodotti esportati (soia, petrolio e minerali ferrosi).
L’export brasiliano è stato trainato negli ultimi dieci anni dalla domanda cinese. Oggi Pechino è il principale partner commerciale del paese. Negli ultimi cinque anni il 31 per cento delle esportazioni brasiliane è andato in Cina, una percentuale superiore alla somma delle vendite verso l’Ue (14 per cento) e Stati Uniti (11). Anche il Mercosur (6,6 per cento) è stato ridimensionato, passando da terzo a quinto partner commerciale, superato dall’area Asean (6,7).
Sono dati che confermano la dipendenza economica del Brasile dalla Cina e viceversa. Brasilia ha un surplus della bilancia commerciale con Pechino di 30 miliardi di dollari, circa la metà del suo surplus commerciale. Il prodotto che più di tutti spiega la relazione tra i due paesi è la soia di cui, oggi, il Brasile è il principale produttore al mondo e il principale esportatore. Delle 79 milioni di tonnellate esportate dal Brasile nel 2022, 54 sono andate in Cina.
La soia spiega anche la vicinanza a Mosca. Da anni il Brasile è il maggior importatore mondiale di fertilizzanti ed è il più importante cliente della Russia, il principale esportatore di fertilizzanti al mondo. Si capisce anche così la riluttanza di Lula a condannare la Russia.