“L'Italia punta a un accordo globale per la web tax, ma in assenza di un’intesa scatterà la tassazione italiana a partire dal febbraio 2021”. Lo ha detto il ministro dell'Economia.
La dichiarazione di Roberto Gualtieri avviene mentre gli Usa tornano ad attaccare. “Una digital tax è discriminatoria per sua natura e la tassazione internazionale è complicata. Ma se si vuole introdurre un'imposizione sulle nostre società, considereremo tasse sulle case automobilistiche”. È quanto minaccia il segretario del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin.
Nel mirino di Washington ci sono Francia, Italia, e Regno Unito. Ma alla fine il prezzo più alto (nel caso fossero introdotte nuove tariffe sull’import di auto europee negli Usa) rischierebbe di pagarlo la Germania. Economia numero 1 in Europa e soprattutto basata sulla produzione automotive.
La replica francese è dura, anche se Parigi ha in realtà già posticipato a dicembre 2020 l’introduzione della sua web tax dietro la minaccia statunitense di imporre dazi del 100% sui vini d’Oltralpe. Nel negoziato con gli Usa “abbiamo rifiutato qualsiasi marcia indietro o sospensione della tassa”, ha spiegato il ministro dell’Economia francese. “Il Parlamento francese l’ha votata e resta in vigore – avverte Le Maire -. L’alternativa a un compromesso costruttivo è la guerra commerciale. E una volta che questa è dichiarata, è molto difficile uscirne”.
Anche il fronte britannico sembra stavolta pronto a reagire. “Contiamo di andare avanti con la tassa sui servizi digitali ad aprile. È proporzionato e deliberatamente progettato come uno strumento temporaneo, finché non ci sarà un accordo internazionale”, così il cancelliere britannico Sajid Javid.