Nei prossimi giorni ci saranno in Ucraina più morti, più sofferenza, più distruzione. E un rischio inquietante: che la crisi si allarghi a Georgia, Moldavia e perfino alla Bosnia. Al quartier generale Nato di Bruxelles i ministri degli Esteri dell’Alleanza hanno i volti di chi continua a non vedere la luce in fondo al tunnel.
Vladimir Putin non arretra e, fin quando non lo farà, lo spazio per la diplomazia resta ridotto al lumicino. D’altro canto la Nato continua a mantenere un punto fermo: non entrare nel conflitto. Al ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba collegato da una Kiev ormai assediata il segretario generale Jens Stoltenberg è costretto a dire ancora una volta ‘no’ all’istituzione di una No Fly Zone.
“Avrebbe effetti devastanti sull’Europa”, è la spiegazione fornita dal ministro degli Esteri italiano. Al contrario, il sostegno militare all’Ucraina potrebbe ulteriormente crescere così come il rafforzamento del fianco Est dell’Alleanza. Ma gli aerei Nato non sorvoleranno i cieli ucraini. Anche perché c’è anche un appendice pratica da affrontare: i militari di Kiev non saprebbero guidarli. Sono solo due i Paesi che hanno flotte conosciute agli ucraini, la Polonia e la Bulgaria.
La strada resta quelle delle sanzioni. Misure in tal senso ancora più dure potrebbero essere varate la prossima settimana. L’Ue sta lavorando ad allargare la platea degli oligarchi russi e bielorussi che saranno colpiti. Ma - ha spiegato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell - anche le banche russe tagliate fuori da Swift (il sistema internazionale di pagamenti) potrebbero aumentare. Resta tuttavia l’incognita Gazprombank, al quale l’Italia paga le forniture di gas russo: cosa fare contro il colosso?
La Nato, al contempo, non vuole farsi trovare impreparata su possibili nuovi fronti. Sono Paesi esposti “a ulteriori interventi, sovversione e potenzialmente anche ad attacchi da parte delle forze armate russe", ha spiegato Stoltenberg ricordando un dato: nell'auto-proclamata Repubblica di Transnistria, nella parte orientale della Moldavia, l'esercito russo staziona da anni. A rischio, dunque, oltre alla Moldavia, sono anche la Georgia e persino la Bosnia (la cui adesione all’Ue procede al rilento proprio per una vicinanza con Mosca considerata troppo stretta da Bruxelles).
C’è poi la situazione dei paesi nordici (Svezia e Finlandia) e baltici (Estonia, Lituania, Lettonia). E, infine, la Polonia. Un rebus, anche perché fino a due settimane fa chi era pronto a scommettere sul fatto che Putin avrebbe dato l’ordine di invadere l’Ucraina?