La risoluzione per sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite è stata approvata con 93 voti a favore, 24 contrari e 58 astenuti. Per il via libera occorreva la maggioranza dei due terzi dei Paesi votanti. Dall’invasione russa dell’Ucraina, l’Assemblea Generale Onu aveva già adottato altre due risoluzioni promosse dagli occidentali: una denuncia Mosca per l’aggressione, l’altra è sulla situazione umanitaria.
“Il dialogo e il negoziato sono l’unica via per uscire dalla crisi in Ucraina. Ci opponiamo fermamente alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani”, ha detto l'ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun, dopo il voto sulla sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani. Pechino è tra i Paesi che ha votato no. “Questa risoluzione non è stata redatta in modo aperto e trasparente”, ha aggiunto, sottolineando che la mossa “aggrava le divisioni tra gli Stati membri, aggiunge benzina al fuoco, e non aiuta i colloqui di pace”.
In realtà, la Cina sta cercando di mantenere il piede in due staffe, ovvero buoni rapporti sia con l’Occidente sia con Mosca. Il reale obiettivo di Pechino, secondo alcuni osservatori, è ‘vassallizzare’ la Russia, inglobare le sue risorse a buon mercato e poi ripresentarsi difronte agli Usa in modo più competitivo.
Tornando all’Onu, anche il Mali, dove i russi hanno da poco installato le loro truppe militari al posto dei francesi, ha votato contro. L’India invece si è astenuta.