È peggio di quanto sembri. Prendendo i dati cinesi, il surplus commerciale del 2017 con gli Stati Uniti ammonta a 275 miliardi di dollari. Per ottenere la cifra reale occorre, però, aggiungere circa 100 mld.
La differenza è principalmente determinata da Hong Kong. Le merci spedite negli Stati Uniti sotto forma di riesportazione attraverso Hong Kong sono considerate esportazioni verso Hong Kong, non gli Stati Uniti. Le autorità americane, giustamente, trattano tutto come importazioni dalla Cina.
Il punto assume ancora più rilievo se si considera che il commercio con gli Stati Uniti ha rappresentato tutto il surplus commerciale della Cina negli ultimi otto anni. Con il resto del mondo, c’è, infatti, un deficit commerciale.
In ogni caso questi dati coprono soltanto il commercio di beni, non lo scambio di servizi, dove la posizione è invertita: gli Stati Uniti gestiscono un surplus commerciale crescente con la Cina. Ma nel 2017, il surplus connesso ai servizi è valso “soltanto” 38 mld di dollari.
La storia affonda comunque le radici nel passato. Negli ultimi 30 anni, il surplus commerciale della Cina con gli Stati Uniti è passato dal rappresentare appena l'1 per cento del disavanzo commerciale complessivo degli USA al 46 attuale.
Il rovescio della medaglia è che i proventi tornano negli Stati Uniti come afflussi di investimenti dalla Cina. Ma la vera domanda è: avrebbe potuto il Congresso degli Stati Uniti approvare la riforma fiscale senza aver fiducia nel fatto che la Pechino acquisti il debito eccedente? Si capisce allora che gli squilibri commerciali hanno cause più profonde e sono localizzate più negli USA che in Cina.
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