Al vertice informale di sedici paesi membri dell’Ue, che precede il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, il premier italiano, Giuseppe Conte, ha messo sul tavolo un progetto per risolvere l'emergenza immigrazione, basato su un nuovo paradigma di risoluzione dei problemi della migrazione.
Roma sottolinea la necessità di una "responsabilità comune tra Stati sui naufraghi in mare". Secondo Conte, bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e paese competente ad esaminare le richieste di asilo: "L'obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti".
In cambio il governo italiano accetterebbe gli accordi sui movimenti secondari richiesti da Merkel, ovvero intese per impedire ai migranti registrati in un paese di riversarsi negli altri.
Conte ha, inoltre, chiesto il posizionamento di campi in Niger e Libia, dove accogliere i migranti e differenziarli tra rifugiati da portare nell’Ue e illegali da rimpatriare. La posizione italiana si fonda sulla necessità di considerare europee le frontiere, indipendentemente dal paese di arrivo dei migranti.
"La proposta di Conte? La studieremo", è stata la prima reazione del premier spagnolo Pedro Sanchez. Angela Merkel, subito dopo la riunione, ha detto che "la responsabilità è di tutti: nessun paese deve prendersi il peso da solo". Ma sono state parole di circostanza. La verità è che le posizioni non sono cambiate e l'Ue resta divisa.
Emmanuel Macron, dopo le polemiche con l'Italia dei giorni scorsi, è tornato a sottolineare come la Francia "non abbia lezioni da prendere da nessuno". Ha, poi, aggiunto: "Nel 2018 è stato il secondo Stato per richieste d'asilo accolte". In concreto, la proposta del paese transalpino è puntare su "centri chiusi" per i migranti gestiti e finanziati da Bruxelles sul suolo dell'Unione nei paesi di primo approdo: ovvero l'Italia. L’esatto opposto della proposta avanzata da Conte, fondata sulla strategia multi-livello, che, però, non ha fatto girare la testa neanche al presidente greco, Alexis Tsipras: "Penso che per la maggior parte si tratta di proposte che abbiamo già cercato di attuare". I leader europei sono apparsi lontani da un'intesa che sarà, invece, necessaria al Consiglio europeo del 28-29 giugno.