L’Olanda è diventata un drugsstaat, uno “Stato narco”. A sostenerlo era stato (già lo scorso anno) il principale sindacato di poliziotti olandese che in un documento di una decina di pagine denunciava lo straordinario sviluppo della criminalità legata alla droga, per via del quasi totale disinteresse dei poteri pubblici.
Dopo aver svolto un’indagine al suo interno, ossia interrogando centinaia di poliziotti, il sindacato si dice convinto che la produzione e lo smercio di droga siano tali da far figurare il regno d’Olanda in testa tra i Paesi che traggono maggior profitto non solo dalla cannabis, ma anche dalle droghe sintetiche e dall’importazione di cocaina (che arriva nel porto di Rotterdam).
Poi, mercoledì 18 settembre, un omicidio che fa riesplodere la polemica. Sono le 7.30 di mercoledì mattina quando Amsterdam si risveglia nella Colombia degli anni ‘80. L’avvocato Derk Wiersum saluta i figli, esce di casa, fa pochi passi e cade riverso sul vialetto, colpito da un ragazzino incappucciato.
Il suo lavoro riguardava la difesa di Nabil Bakkali, principale pentito al processo del momento: 5 omicidi tra il 2015 e il 2017; 16 imputati tra cui due latitanti considerati pericolosi. All’annuncio della collaborazione con la giustizia, un anno fa, il fratello di Bakkali era stato assassinato; cionondimeno il ragazzo aveva affidato al legale 1.500 pagine di dichiarazioni contro la gang “Distillato della guerra” per il narcotraffico che dilaga esattamente in questa porzione di Europa.
Che non si tratti soltanto di episodi lo dimostra anche un rapporto di “InSightCrime”, secondo il quale a gennaio i sequestri di cocaina tra i porti di Rotterdam e Anversa sono aumentati di oltre un quarto nell’arco di un anno, fino a raggiungere le 73 tonnellate: segnale di una moltiplicazione degli sbarchi dall’America Latina. La stima è di 200 tonnellate di polvere bianca dal valore di 5 miliardi di euro.