Fumata bianca per un governo olandese dopo quasi sei mesi di negoziati. A darne notizia è stato Geert Wilders, il controverso leader anti-Islam del partito di estrema destra Pvv, uscito nettamente vincitore dalle elezioni del 22 novembre, che tuttavia non sarà il primo ministro.
Del nuovo esecutivo, già considerato quello più a destra in decenni di storia olandese, faranno parte, oltre al Pvv, tre formazioni: il Partito liberalconservatore Vvd del premier uscente Mark Rutte, ora guidato da Dylan Yesilgözw, il Nuovo contratto sociale (Nsc), neonato movimento centrista fondato da Pieter Omtzigt, e il BBB, il Movimento dei cittadini agricoltori di Caroline van der Plas, salito agli onori della cronaca mesi prima che la protesta dei trattori dilagasse in mezza Europa.
I quattro partiti potranno contare su una solida maggioranza, 88 seggi sui 150 della Camera bassa olandese, ma la tenuta della coalizione sarà tutta da verificare, viste le differenze già emerse durante i negoziati e la diffidenza nei confronti di un partito come il Pvv che, fatta eccezione per un’esperienza di sostegno esterno al primo governo Rutte, è sempre stato tenuto ai margini del potere politico.