La pandemia sta funestando anche l’Olanda, e ora Rutte, che ha appena vinto di nuovo le elezioni nei Paesi Bassi, non vuole aspettare i sette mesi che ci vollero alle politiche di quattro anni fa per la nascita di un nuovo esecutivo.
A capo del governo olandese dal 2010, Mark Rutte si presenta come il simbolo della continuità, dell’affidabilità e di conti pubblici ‘sani’. E poco importa se difetta di carisma. Si è sempre proclamato un fervente ammiratore di Winston Churchill e di Margaret Thatcher, le due icone dei conservatori britannici.
Paladino del libero mercato e contrario a una gestione unicamente a guida franco-tedesca delle riforme europee, per Rutte ogni Paese deve essere responsabile della propria politica economica, soprattutto quelli che spendono troppo ai quali (tra questi l’Italia) vorrebbe che Bruxelles imponesse importanti riforme strutturali. Torna alla memoria quanto avvenuto la scorsa estate, quando si oppose al Recovery Fund.
Dalla famiglia di imprenditori calvinisti da cui proviene ha ereditato uno spiccato senso del dovere e il rigore, che ha contribuito a una carriera fulminante. Rutte, 54 anni, a 43 diventa il più giovane primo ministro olandese. Per la sua versatilità politica che ha sempre consentito di adattarsi alle situazioni più difficili, gli olandesi lo chiamano il “Camaleonte”.
I suoi governi vantano successi economici. Tra questi, una piuttosto alta crescita economica e un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Europa. E, per un giorno, poco importa se l’Olanda è tra i ‘paradisi fiscali’ d’Europa.