Difficile trovare un esempio più calzante della cooperazione tra Cina e Argentina per l’uso dello Spazio a fini terrestri. La Repubblica Popolare gestisce tramite personale afferente all’Esercito popolare di liberazione (Epl) una stazione terrestre nella provincia di Neuquén, Patagonia, in base a un accordo firmato nel 2014 dall’allora presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner.
Il suo successore, Mauricio Macri – amico di Donald Trump e vicino alle istanze geopolitiche statunitensi – non lo ha mai ‘denunciato’. Le presunte clausole segrete che in campagna elettorale Macri aveva promesso di rivelare sono rimaste tali e ora che Cristina è tornata da vicepresidente di Alberto Fernández (tra i due non c’è un legame di parentela) le probabilità che vengano divulgate scemano, mentre crescono quelle di un consolidamento della relazione Argentina-Cina. Relazione che ormai trascende l’ambito commerciale, tanto da essere stata ribattezzata ‘ArgenCina’.
La cooperazione in ambito spaziale tra Cina e America Latina precede di un ventennio l’ampliamento delle relazioni diplomatiche. Inizia in Brasile negli anni Ottanta, quando Pechino è agli albori dell’apertura economica che ne alimenta l’ascesa e i paesi sudamericani in via di democratizzazione non cercano ancora alternative geopolitiche agli Stati Uniti. La Repubblica Popolare si mostra indifferente agli orientamenti ideologici dei suoi soci: il patto di cooperazione tecnico-scientifica con l’Argentina menzionato nell’accordo del 2014 sulla stazione terrestre di Neuquén risale al 1980, quando a Buenos Aires comandava una dittatura militare anticomunista.
Una storia (quella delle relazioni Aires-Pechino) che parte dunque da lontano e che oggi potrebbe mettere in crisi la cosiddetta dottrina Monroe che indica un messaggio ideologico di James Monroe contenuto nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato innanzi al Congresso il 2 dicembre 1823, esprimendo l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano.