La Banca d’Italia conferma per il 2023 una crescita del Pil pari allo 0,7 per cento. Tuttavia sottolinea “significativi rischi al ribasso” derivanti dalla crisi in Medio Oriente e dall’irrigidimento delle condizioni di finanziamento. Con queste parole si è espresso Andrea Brandolini (alto dirigente di Bankitalia) nel corso dell’audizione sulla manovra nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato.
Pil. “Sulla crescita le nostre previsioni pubblicate sul bollettino economico sono leggermente inferiori a quelle che dà il governo: per il 2023 sono lo 0,7 per cento e per il 2024 allo 0,8 per cento”.
Debito. Bankitalia ha poi evidenziato che “la decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese”.
Cuneo e Irpef. Per quanto riguarda il taglio del cuneo contributivo sui redditi fino a 35.000 euro e le modifiche all’Irpef, secondo quanto sostiene Brandolini, “comporterebbero un incremento del reddito disponibile familiare rispetto alla legislazione vigente dell’1,5 per cento in media nel 2024 (circa 600 euro annui). L’aumento è attribuibile per due terzi all’esonero contributivo, per la restante parte alle modifiche dell’Irpef. Quasi tre famiglie su quattro ne trarrebbero benefici. Gli altri nuclei non subirebbero variazioni significative di reddito”. Brandolini ha inoltre sottolineato la “natura transitoria dello sgravio contributivo”.
Sanità. “Le tendenze illustrate nella Nadef e l’aumento del finanziamento al Servizio sanitario nazionale indicano che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil nel prossimo triennio diminuirebbe gradualmente, al di sotto del livello medio nel quinquennio precedente la pandemia (6,5 per cento)”.
Privatizzazioni e spending review. Sul fronte delle privatizzazioni, gli obiettivi che si è posto il governo sono “ambiziosi e difficili da raggiungere”. Più realistico appare, invece, l’obiettivo che l’esecutivo si è fissato per quanto riguarda la spending review.
Presi per il PIL
Fermo restando l’affidabilità del conteggio fornito da Banca d’Italia, resta altrettanto fermo il punto secondo cui gli effetti dell’azione di politica economica di qualunque governo andrebbero valutati complessivamente, computando i singoli vantaggi e svantaggi derivanti dalle misure messe in atto ex-novo, oltre che da quelle confermate e stoppate.