“Il governo commette un grave errore se bada solo alle politiche di contenimento del virus e non tiene conto dei loro effetti recessivi sull’economia. Quanto più si insiste con quarantene, serrate e chiusure di scuole e uffici, tanto più bisogna attivare un piano di investimenti pubblici per il rilancio economico”. Emiliano Brancaccio, economista dell’Università del Sannio, lancia l’allarme.
“Stando a una ricerca pubblicata qualche anno fa dal direttorato generale della Commissione europea - spiega Brancaccio - una ipotetica pandemia che abbia un tasso di mortalità simile a quello stimato per il coronavirus potrebbe determinare un calo del Pil europeo breve ma pesante, del 2% in media e fino a una caduta estrema del 4%. Altri studi fanno previsioni meno pessimistiche”. Ma il poblema c’è.
E “se la politica di contenimento del virus è fatta di quarantene, chiusura di scuole e uffici e blocchi stradali, si creano due effetti contrastanti - aggiunge l'economista -. Da un lato può darsi che la propagazione del virus venga limitata, ma dall’altro lato si interrompono i circuiti della produzione e della spesa e si favorisce così la propagazione della recessione economica.”
Si innesca un circolo vizioso. “Più attui blocchi e serrate per arginare covid-19, più devi aumentare gli investimenti pubblici per tenere la disoccupazione almeno invariata - continua Brancaccio -. Considerato che una parte delle risorse sarà assorbita dall’emergenza sanitaria, direi che a condizioni date urge un piano di investimenti pubblici di almeno 25 miliardi in Italia, coadiuvato da interventi ancor più ampi a livello europeo.”
Per ora lo sforamento ulteriore del deficit corrisponde ad ‘appena’ 6,3 miliardi, portando il rapporto con il Pil dal previsto 2,2 al 2,5%. Idea accettata da Bruxelles. Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, vicepresidente e commissario all'Economia a Bruxelles, hanno specificato nei giorni scorsi che le spese una tantum sostenute per far fronte alla diffusione dell’epidemia, sono escluse per definizione dal calcolo del bilancio strutturale e non vengono prese in considerazione nella valutazione dell’adeguatezza dello sforzo di bilancio previsto in base alle regole attuali.