Che cosa accadrà dopo il 4 marzo? Gli italiani chiamati alle urne sceglieranno non solo tra i partiti politici, ma anche tra i regimi politici: il risultato delle elezioni è quasi impossibile da prevedere con la nuova legge elettorale (il Rosatellum, ndr) e gli unici punti fermi su cui buona parte degli analisti politici concorda riguarda l’alta astensione (soprattutto tra i giovani) e che l’Italia uscirà politicamente, socialmente e geograficamente divisa dal voto.
Nel Nord la presenza della Lega è forte e radicata, al Sud il partito da battere è il Movimento 5 Stelle: nelle settimane del post-elezioni l’Italia potrebbe ritrovarsi nel ruolo di “malato d’Europa”, senza una chiara maggioranza politica in grado di governare e con un Parlamento appeso. Per l’Europa l’unico scenario positivo sarebbe un’improbabile – se non impossibile – alleanza tra Partito Democratico e Forza Italia per dare vita a un governo Gentiloni-bis nel segno della continuità.
Questo scenario sarebbe ben visto da Francia e Germania, così come dalla Commissione Europea. Tuttavia, nonostante le molte tensioni economico-sociali registrate in questi mesi in Italia, i mercati finanziari sono stati relativamente sereni e gli investitori non sembrano temere una vittoria del Movimento 5 Stelle, una disoccupazione giovanile in Italia vicino al 33 per cento e un tasso di crescita economica inferiore alla media Ue.
Le implicazioni del post-voto italiano sono molteplici: qualunque sarà il risultato di queste incerte elezioni, solo dopo il 4 marzo si capirà se l’Italia rafforzerà il progetto europeo – unendosi al presidente francese Emmanuel Macron o abbraccerà il populismo autoritario che sta dilagando nell’Europa Centrale. Per questo gli italiani chiamati alle urne non stanno per scegliere solo tra i partiti politici ma anche – e soprattutto – tra i regimi politici.