Dalle pensioni minime a 1000 euro al milione di alberi da piantare ogni anno. Tornano le noiosissime promesse elettorali

La Lega ha rispolverato il tema dell’autonomia, quota 41 sulle pensioni e la pace fiscale. Berlusconi ha lanciato l’aumento delle pensioni minime, e l’impegno a piantare un milione di alberi l’anno. Per Pd e M5S è ancora presto per parlare di programmi. Nessuna formazione politica, tuttavia, sembra al momento in grado di offrire una visione complessiva del paese nel breve e nel lungo periodo.

Tornano le noiosissime promesse spot da campagna elettorale

La caduta del governo Draghi e la corsa al voto ha catapultato i partiti nell’arco di poche ore nel pieno della campagna elettorale. Ciò vale soprattutto nel centrodestra che, spinto dai sondaggi, vede a portata di mano la vittoria. Sono così già partite le proposte da campagna elettorale.

Lega. “Non c’è tempo da perdere e i problemi delle famiglie sono bollette, mutui e riforme non fatte per i no di Pd e Cinquestelle. Il centrodestra sarà compatto sulla riforma delle pensioni, perché il primo gennaio ritornerebbe la scellerata legge Fornero. La proposta della Lega che offriremo a tutto il centrodestra è quota 41 (la possibilità di uscire con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, ndr). Il secondo tema è la pace fiscale”, ha detto Matteo Salvini. In un incontro con i governatori leghisti il segretario del Carroccio ha poi rilanciato il tema dell’autonomia.

Forza Italia. “Nel nostro programma – ha detto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi – c’è l’aumento delle pensioni, tutte le nostre pensioni, ad almeno 1000 euro al mese per 13 mensilità, c’è la pensione alle nostre mamme che sono le persone che hanno lavorato di più alla sera, al sabato, alla domenica, nei periodi delle ferie e che hanno diritto di avere una vecchiaia serena e dignitosa e poi c’è l’impegno a mettere a dimora, a piantare ogni anno almeno un milione di alberi su tutto il territorio nazionale”.

Centrodestra. Per il resto, la campagna elettorale del centrodestra sarà incentrata sulla riduzione delle tasse e, lato soprattutto Lega e Fdi, su una lotta all'immigrazione clandestina. Proprio il partito di Giorgia Meloni riproporrà quella che considera “la madre di tutte le riforme”, vale a dire il presidenzialismo.

Pd e M5S. Nel centrosinistra è presto parlare di programmi, visto che dopo la rottura tra Pd e M5S le alleanze sono tutte da costruire. Le parole chiave comunque sono già emerse. Il M5S riproporrà il suo cavallo di battaglia del salario minimo, la difesa del reddito di cittadinanza e l’ambientalismo. Anche il Pd punterà sul salario minimo, ma anche sulla riduzione delle tasse sul lavoro (cuneo fiscale) e lo ius scholae.

Al netto del fatto che i programmi ufficiali non sono evidentemente ancora stati presentati, ciò che appare già lampante è la assoluta incapacità da parte di tutti i partiti, intrappolati negli interessi elettorali contingenti, di proporre una visione complessiva e strategica del paese nel breve e nel lungo periodo. Qualcosa che proietti l’Italia nel futuro. Invece, è buio pesto. Ma tranquilli, non è un problema soltanto italico: accomuna quasi tutte le cosiddette democrazie mature.

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