Non si salva neanche la Svizzera. Il paese elvetico entra in recessione. Con gli effetti della pandemia il Pil, nel secondo trimestre, ha registrato un crollo storico pari a -8,2%. L’annuncio è arrivato dal segretariato di Stato all’Economia e segue una diminuzione del 2,5% registrata nei primi tre mesi del 2020.
La Svizzera - che conta una popolazione di 8,6 milioni di abitanti - non è stata dunque risparmiata: oltre al crollo delle esportazioni e degli investimenti, questa volta le misure prese da Berna per contenere la diffusione del virus hanno colpito duramente anche i consumi privati, in genere resistenti. Ma, nonostante ciò, il Pil si è ridotto un po’ meno drasticamente di quanto inizialmente temuto e assai meno rispetto a molti altri paesi. Perché?
In primo luogo le misure di confinamento sono state meno drastiche che ad esempio in Italia o in Spagna. Inoltre, i provvedimenti per attenuare gli effetti negativi del lockdown e della crisi di Covid19 sono stati presi in modo rapido ed efficiente.
Occorre poi considerare che la Svizzera dispone di un mix settoriale relativamente vantaggioso (basato sul comparto farmaceutico e il commercio di transito). Pesa anche, in confronto ad altri paesi europei, il fatto che l’industria del turismo sia meno importante.
Questo non significa, tuttavia, che il mercato del lavoro elvetico non mostri segnali di sofferenza: il tasso di disoccupazione è salito dal 4,2% al 4,6%.