“Quando i robot iniziarono a rubare posti di lavoro agli esseri umani, fu facile lasciarsi prendere dal panico e proporre una sorta di tassa con cui ripristinare la competitività degli esseri umani. In ‘A Tax on Robots?’, scritto nel 2017, ho sostenuto che qualsiasi tassa di questo tipo è sia ingombrante che indesiderabile.
Ho invece suggerito di dare un’occhiata a come la tecnologia e i dati utilizzati per costruire e addestrare le macchine siano in gran parte forniti da noi e dai nostri governi, non solo dai loro produttori o proprietari. I contribuenti e gli utenti contribuiscono così ad aumentare il capitale sociale dei proprietari dei robot, ma non ricevono dividendi per i nostri contributi non pagati a favore del capitale.
Quindi, invece di una tassa sui robot, ho proposto un dividendo di base universale che funzionerebbe come segue: le Big Tech devono essere costrette a emettere nuove azioni che vengono depositate in un fondo pubblico da cui un dividendo viene pagato equamente a tutti i cittadini. La società riceve quindi una quota dei dividendi dalla tecnologia che ha consentito alle Big Tech di produrre, formare e implementare.
Oggi, gli sviluppi nell’apprendimento automatico, negli algoritmi di rinforzo e soprattutto nell’intelligenza artificiale hanno accresciuto la pertinenza della mia proposta. È emersa una nuova forma di capitale – il capitale cloud – che stiamo addestrando costantemente.
Mai prima d’ora questa proposta di un dividendo di base universale è stata più appropriata di adesso”.
Yanis Varoufakis, febbraio 2024