Riviste al ribasso le stime sulla crescita nelle economie avanzate (dal 2,3% nel 2018 al 2% per quest’anno). La causa, spiega l’Fmi, è la flessione dell’Eurozona e, in particolare, la frenata di Italia e Germania, dove le difficoltà di produzione nel settore automobilistico e la minore domanda esterna peseranno sulla crescita nel 2019. L'inflazione è vicina all'obiettivo negli Stati Uniti, mentre resta significativamente al di sotto dell'obiettivo nell'Eurozona e in Giappone, la terza economia al mondo.
Nelle economie emergenti e in via di sviluppo il Pil scenderà al 4,5% nel 2019 e salirà al 4,9% nel 2020. La proiezione per il 2019 è stata ridotta (0,2 punti percentuali) rispetto a quella di ottobre principalmente a causa della contrazione prevista in Turchia.
"Nel complesso, le forze cicliche che hanno spinto la crescita globale su larga scala dalla seconda metà del 2017 potrebbero indebolirsi un pò più rapidamente di quanto ipotizzato a ottobre", avverte l'Fmi. I rischi, dunque, sono aumentati.
Tra questi, secondo l’Fmi, c’è l’Italia. La terza economia dell’Eurozona crescerà quest'anno dello 0,6% dopo l’1% del 2018. Secondo il Fondo, il reddito di cittadinanza è un passo nella giusta direzione ma prevede benefit "molto alti", soprattutto "al Sud dove il costo della vita è più basso": questo fa sì che rischi di essere un ''disincentivo al lavoro'' o di creare "dipendenza dal welfare". Mentre quota 100, "potrebbe aumentare il numero dei pensionati, ridurre la partecipazione al mercato del lavoro e la crescita potenziale, e aumentare i già elevati costi pensionistici".
“Una grave crisi dell'Italia potrebbe contagiare l’economia globale”, conclude laconicamente il Fondo.