Nonostante tutto, l’auto resta ancora il volano dell’industria globale. A livello mondiale, il mercato dell’auto è tendenzialmente in espansione. A parte un crollo in concomitanza della crisi finanziaria del 2008-2009, la produzione di autoveicoli è passata da 58 milioni di unità nel 2000 a 97 mln nel 2017.
Negli ultimi dieci anni il numero di auto prodotte a livello globale è aumentata del 33%, un incremento che si traduce in 24,5 mln di autoveicoli. Le sole aree con produzioni inferiori a quelle del 2007 sono il Sud America (-13%) e l’Ue (-2,6%). A livello nazionale, i primi produttori al mondo di auto si confermano la Cina, gli Stati Uniti e il Giappone, che da soli realizzano oltre il 40% dei veicoli totali.
La produzione nell’Ue si è dunque ridotta rispetto a dieci anni fa: toccava quasi il 27% della produzione mondiale nel 2007, scesa al 19,7% nel 2017. Resta comunque un’industria molto significativa per l’Ue: sono impiegati nella fabbricazione di autoveicoli e componenti rispettivamente 2,5 mln di addetti diretti e 921 mila indiretti. Complessivamente si tratta di 3,4 mln di occupati, ossia l’11,3% della manodopera del settore manifatturiero. La Germania conta oltre 857 mila di addetti diretti, seguita da Francia (216 mila), Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Regno Unito. L’Italia è settima. Nel 2016 (ultimo dato pubblicato da Istat) la filiera automotive nazionale ha occupato 166 mila addetti diretti (il 4,5% del manifatturiero), che aumentano a 250 mila occupati considerando l’indotto.
È, tuttavia, ragionevole ritenere che gli attuali livelli produttivi in Europa siano destinati a diminuire nel medio-lungo periodo a causa di tre fattori. Primo, un diverso manifestarsi della domanda, sia quantitativo che qualitativo, in seguito all’evoluzione delle preferenze dei consumatori, all’introduzione di nuove tecnologie di powertrain e al mutamento dei modelli di mobilità urbana. Secondo, una riduzione delle esportazioni dovuta alla crescita della produzione interna dei paesi un tempo importatori (tra i quali la Cina), alla guerra commerciale e alla riduzione della crescita globale. Terzo, norme anti-inquinamento sempre più stringenti.
Non sorprende, quindi, che tra novembre 2018 e gennaio 2019, colossi come Volkswagen, Ford, Jaguar Land Rover abbiano annunciato significative riduzioni dell’organico.