“Dopo 40 anni di neoliberalismo negli Stati Uniti e in altre economie avanzate, ora sappiamo cosa non funziona”. A sostenerlo è il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz.
L'esperimento neoliberale - riduzione delle tasse, deregolamentazione e tagli allo stato sociale - è stato un fallimento. La crescita è più bassa di quanto non fosse nel quarto di secolo dopo la seconda guerra mondiale, e la maggior parte di essa si è accumulata ai vertici della scala dei redditi.
Negli ultimi 30 anni i partiti di centrosinistra si sono spinti verso il centro. Hanno proposto una sorta di neoliberismo “umanizzato”, che ha portato alla ribalta Bill Clinton negli Usa e Tony Blair nel Regno Unito. Ma entrambi hanno apportato solo lievi revisioni al modello di globalizzazione prevalente.
In tal modo non si è riusciti ad arrestare l’aumento della disuguaglianza a livello mondiale. E cio’ ha anche favorito la progressiva emersione dei partiti populisti e con loro la rabbia degli esclusi, che si concentra sul bersaglio più facile: gli immigrati.
secondo Stiglitz, il problema è invece altrove: nella dicotomia tra crescita della concentrazione del mercato (poche imprese globali dominano il mercato mondiale) e perdita del potere negoziale dei lavoratori.