Le Borse cinesi crollano alla prova dei mercati dopo la lunga pausa del Capodanno lunare. I listini, tra Shanghai e Shenzhen, hanno mandato in fumo 420 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione: Shanghai ha perso il 7,72%, Shenzhen il'8,41%. Ma i mercati europei tengono.
Intanto il petrolio crolla a New York, dove il Wti scende sotto i 50 dollari al barile per la prima volta da oltre un anno. Anche il Brent affonda e segna i minimi degli ultimi 13 mesi, con le quotazioni che si attestano a 54,70 dollari al barile.
“Ancora è presto per valutare l’impatto economico dell’epidemia, ma sarà indubbiamente superiore a quello della Sars”, avverte l’economista Alessia Amighini. Secondo gli analisti di Nomura, dal primo al secondo trimestre del 2003 la crescita del Pil reale della Cina precipitò di 2 punti percentuali, mentre nel primo trimestre del 2020 potrebbe scendere molto di più rispetto al quarto trimestre del 2019.
Una cosa è invece certa. Gli effetti saranno rilevanti nello Hubei, che è una delle dieci province più importanti di tutto il paese sul piano economico, la più popolosa e importante della Cina centrale, in termini di industria, finanza, affari, scienza, tecnologia e istruzione. È anche uno strategico snodo dei trasporti: le più grandi metropoli cinesi (Pechino, Shanghai, Guangzhou, Chengdu e Xi’an) si trovano tutte ad ‘appena’ 1.200 chilometri da Wuhan.
Per il momento, a livello nazionale, l’impatto sulle attività economiche cinesi deriva soprattutto dai blocchi nei trasporti e, quindi, nello spostamento delle persone e in parte delle merci. E si consideri che la necessità di far fronte all’emergenza sanitaria sta dirottando risorse pubbliche dagli investimenti in infrastrutture alla spesa corrente in nuovi ospedali, nel rafforzamento dei vecchi edifici e nelle forniture di materiale sanitario.
“Le stime aggregate di impatto provenienti in questi giorni dalle istituzioni e banche internazionali suggeriscono una perdita per la seconda economia al mondo tra l’1 e il 3 % del Pil – spiega Amighini - ma il perdurare dei blocchi di trasporti e produzione potrebbe costare molto di più, alla Cina e anche al resto del mondo”.