Non c’è giustizia climatica e ambientale senza giustizia sociale: se non partiamo da questo presupposto difficilmente porteremo a compimento quella transizione da un sistema basato sulle fonti fossili a un’economia verde e circolare che permetterà al nostro Pianeta di contenere l’aumento delle temperature globali sotto gli 1,5-2 °C come previsto dall’Accordo di Parigi.
È quanto sostiene ‘Kyoto Club’ - un’organizzazione non profit, creata nel 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, con le decisioni a livello UE e con l’Accordo di Parigi del dicembre 2015.
In Italia, c’è in effetti una questione sociale che si intreccia con una questione ambientale. Se da una parte siamo il Paese in cui ci sono 5 milioni di individui che vivono in povertà assoluta, dall’altra il 2019 ha chiuso con un’anomalia di quasi un grado in più rispetto alla media del periodo 1980-2010, confermandosi come il quarto anno più caldo in assoluto.
Secondo ‘Kyoto Club’, una misura centrale per vincere la sfida ambientale è la carbon tax: uno strumento che penalizza l’uso dei combustibili fossili in ragione del loro contenuto di carbonio favorendo l’efficienza energetica e le rinnovabili.
La Svezia ha introdotto la carbon tax a partire dal 1991, innalzando progressivamente il suo valore fino ad arrivare a 114 euro/t. I risultati parlano da soli: in questi anni, a fronte di un aumento del Pil del 78%, le emissioni climalteranti sono calate del 26%. E la Germania adotterà una carbon tax per il settore civile e dei trasporti partendo da un valore di 25 euro/t nel 2021 arrivando a 55 euro/t nel 2025.
Ma per Kyoto Club si puo fare di più. E così ha avanzato la proposta di introdurre una carbon dividend tax, che consente di abbinare la risposta sociale a quella ambientale, grazie alla redistribuzione delle entrate tra tutti i cittadini in modo uguale che consentirebbe di avvantaggiare le fasce più deboli. Insomma, quello che Kyoto Club propone è un reddito di cittadinanza ambientale.
L’introduzione dei carbon dividends in coppia con la carbon tax servirebbe ad evitare uno scenario simile a quello francese, dove l’approvazione di imposte sul carburante senza un meccanismo di redistribuzione della ricchezza ha scatenato la rivolta dei ‘gilet gialli’.
Negli Usa è stato calcolato che con una carbon tax di 100 euro la restituzione delle entrate farebbe aumentare dell’11% il reddito del 20% della popolazione più povera e penalizzerebbe dell’1% le entrate del 20% più agiato.