Una recessione senza precedenti, l’aveva definita l’Fmi ad aprile. Ora arriva la conferma della Banca mondiale. Per l’economia globale si tratta del crollo più violento dalla Seconda guerra mondiale.
E se le contrazioni più marcate si registreranno tra i Paesi avanzati, gli emergenti accuseranno la prima recessione dal 1960 (anno di inizio della serie storica) con milioni di persone a rischio indigenza.
Nel 2020, il Pil mondiale potrebbe diminuire del 5,2% (e il commercio del 13%), nella quarta recessione più grave degli ultimi 150 anni, dopo quelle del 1914, del 1930-32 e del 1945-46 (date associate ai due conflitti mondiali e all’ascesa dei regimi totalitari). Il rimbalzo previsto per il 2021 è del 4,2%.
Le economie emergenti e in via di sviluppo subiranno una flessione del 2,5%.
L’effetto complessivo è che il Pil pro capite diminuirà in oltre il 90% dei Paesi, spingendo tra 70 milioni e 100 mln di persone in condizioni di estrema povertà (con meno di 1,9 dollari al giorno di reddito), ha spiegato Ceyla Pazarbazioglu, vicepresidente della Banca mondiale.