La Cina apre le porte agli europei. I negoziatori dell’Ue e quelli di Pechino, dopo sette anni di trattative serrate e complesse, hanno trovato sul finire del 2020 l’accordo politico che consente investimenti stranieri nella produzione, inclusi veicoli elettrici, telecomunicazioni e ospedali privati. Si tratta di un risultato storico. Non si apre un flusso di scambi di merci (quindi non è un’intesa commerciale), ma la possibilità per gli europei di fare affari in Cina, alle stesse condizioni delle imprese della Repubblica Popolare.
I prossimi mesi serviranno a definire meglio ambiti di applicazione e condizioni e solo allora si procederà alla firma dell’accordo vero e proprio. Ma il passo raggiunto è comunque di rilievo. Per l’Ue si apre la possibilità di accedere ad un mercato nuovo con circa 1,5 miliardi di persone. In base all’accordo gli europei ottengono la possibilità di investire in vari settori: dal trasporto aereo (sistemi di computeristica, servizi di terra, e segnaletica) all'automotive (inclusa auto elettriche e ibride), dalla sanità (quella privata) alle telecomunicazioni.
L’Ue ottiene la garanzia che verrà applicato il principio di reciprocità. Vuol dire nessuna discriminazione per gli operatori non cinesi che entreranno in Cina. Inoltre, secondo il principio di parità di trattamento, Pechino si impegna a garantire trasparenza sui sussidi.