L’economia mondiale supererà per la prima volta i 100.000 miliardi di dollari nel 2022. A fare i conti è il Centre for Economics and Business Research, secondo il quale la Cina strapperà agli Stati Uniti lo scettro di prima economia al mondo nel 2030. Nel frattempo, anche il debito globale è schizzato in avanti, raggiungendo i 226 mila miliardi di dollari.
Il prossimo anno l’India superare la Francia mentre nel 2023 batterà la Germania, per divenire la 3° economia al mondo nel 2031. Berlino a sua volta sopravanzerà il Giappone nel 2033. Inoltre, la top ten delle potenze economiche dovrebbe vedere l’ingresso della Russia nel 2036 e dell’Indonesia al 9° posto nel 2034. Ma c’è anche chi esce dalle migliori dieci. L’Italia manterrà il suo ottavo posto in classifica nel 2022, ma scenderà al 13° del 2036.
La crescita dell’economia mondiale è attribuibile agli stimoli elargiti per far fronte alla pandemia e alla ripresa che hanno innescato. Una ripresa però accompagnata da un balzo dell’inflazione che, se si dimostrerà persistente, rischia di causare un recessione nel 2023 o nel 2024. L’aumento dei prezzi al consumo è ormai un fenomeno diffuso a livello globale, aggravato dalle strozzature alle catene di approvvigionamento, alle quali si è aggiunta una meno passeggera inflazione salariale.
La recente galoppata dei prezzi sta spingendo le banche centrali ad accantonare il concetto di ‘inflazione temporanea’ e accelerare il ritiro degli stimoli messi in campo per salvare l’economia dal Covid. La Bank of England è stata la prima fra gli istituti centrali delle maggiori economie ad adottare un rialzo. La Fed ha invece annunciato un’accelerazione del processo di riduzione degli acquisti di asset, che ha condotto a una velocità di 120 miliardi di dollari al mese dall’inizio del Covid, aprendo la strada a una stretta del costo del denaro nella prima metà del 2022. Più cauta invece la Bce che dice addio (con riserva) al programma pandemico, senza però parlare di un aumento del costo del denaro.