Il costo economico cumulato dell’occupazione di Gaza da parte di Israele, durante il periodo 2007-2018, è stimato in 16,7 miliardi di dollari, secondo l’ultimo rapporto dell’Unctad.
L’agenzia Onu stima che il costo sia sei volte il Pil di Gaza registrato nel 2018 o il 107% del Pil totale palestinese. Senza la chiusura della striscia e le ricorrenti operazioni militari, il tasso di povertà a Gaza nel 2017 sarebbe stato del 15%, ben più basso rispetto a quello attuale pari al 56%.
Dal 2007, in seguito al controllo di Gaza da parte di Hamas, 2 milioni di palestinesi sono stati ‘chiusi’ all’interno di Gaza che comprende un’area di 365 kmq. Il risultato è il collasso dell’economia regionale di Gaza e il suo isolamento dall’economia palestinese (e dal resto del mondo).
Tra il 2007 e il 2018, l’economia di Gaza è cresciuta meno del 5% e la sua quota nell’economia palestinese è diminuita dal 31% al 18%. Di conseguenza, il PIL pro capite si è ridotto del 27% e la disoccupazione è aumentata del 49%.
Gaza ha uno dei tassi di disoccupazione più alti al mondo e più della metà della sua popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. La maggior parte delle persone non ha accesso ad acqua potabile, elettricità e a un sistema fognario adeguato.