L’economia cinese decolla sulle ali del Rcep (Regional comprehensive economic partnership), lo storico accordo commerciale di libero scambio siglato da 15 Paesi asiatici, il primo patto che mette insieme Cina, Giappone e Corea del Sud e che, secondo gli analisti, aggiungerà quasi 200 miliardi di dollari di Pil all’economia globale entro il 2030.
Tuttavia, i guadagni marginali per la Cina derivanti dal Rcep probabilmente non compenseranno l’impatto della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Gli analisti concordano sul fatto che il patto commerciale è molto più significativo dal punto di vista strategico rispetto all’impatto economico diretto.
Ma torniamo ai dati macroeconomici. A ottobre le vendite al dettaglio in Cina crescono del 4,3% annuale e anche la ristorazione ha ripreso a correre, a dimostrazione che i consumi interni stanno (anch’essi) spingendo l’economia cinese in netta ripresa. Ma permangono alcuni squilibri. Tra questi, il disallineamento tra consumi e produzione industriale, che a ottobre ha registrato un aumento del 6,9%, pari a quello di settembre e superiore alle attese.
Secondo l’Ocse, quest’anno l’economia globale subirà una contrazione del 4,5%, ma il Pil della Cina registrerà un aumento dell’1,8%. Domata l’emergenza coronavirus, la seconda economia al mondo si rafforza e si avvia a essere probabilmente l’unico tra i grandi a registrare quest’anno un segno positivo della crescita.
A sostegno di questa previsione anche un segnale che proviene dal resto del mondo. Gli investimenti diretti esteri in Cina sono aumentati del 18,3% a ottobre rispetto allo stesso mese del 2019 attestandosi a 12,4 miliardi di dollari. E per il periodo gennaio-ottobre, gli investimenti sono aumentati del 6,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.