Gli Stati Uniti, la prima economia del mondo, nell'immaginario collettivo rappresentano il pilastro del libero scambio del capitalismo occidentale ma la storia del protezionismo americano viene da lontano e sotto la guida di Trump questo aspetto si è accentuato, tanto che gli Usa sono usciti dal TPP.
L'Ue liberale e amante dei diritti ha promosso politiche commerciali dannose, come quella agricola comune, che hanno distorto i mercati delle materie prime deprezzando il mais africano, lo zucchero e le carni bovine ed eliminando il vantaggio competitivo che molti paesi dell’Africa avrebbero potuto (e dovuto) avere in un mercato libero.
Il paradosso è che il Continente Africano, che dovrebbe sfamare il mondo, dal 1973 è un grande importatore di cibo, ma la crescita agricola ha un effetto sproporzionato sulla povertà dal momento che molti africani a basso reddito vivono in zone rurali. In seguito al crollo finanziario globale le nazioni del G20 hanno aumentato il loro protezionismo scaricando i costi sull’Africa. Lo scenario peggiore è quello attuale: la brutalità del mercato per i paesi poveri e la forza di protezione - tariffe, sussidi e salvataggi di stato - per i ricchi.