I principali passaggi (di natura economica) dell’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Conferenza ministeriale “Incontri con l’Africa”.
Il baricentro politico ed economico sembra progressivamente spostarsi dall’Atlantico al Pacifico ed Europa e Africa devono interrogarsi sul proprio futuro e su quale ruolo esse siano chiamate a svolgere. L’Unione Europea ha avviato una riflessione sugli obiettivi che intende darsi e su cosa occorra per tutelarli, per raggiungere cioè una vera autonomia strategica. Maggiore responsabilità non significa isolamento. Al contrario, l’Europa ambisce ad essere pietra angolare di un multilateralismo veramente efficace, fondato su valori e su principi universali - stato di diritto, libertà, democrazia ed equità - che offra soluzioni condivise a problemi che non possono essere affrontati da singoli Paesi, pena la irrilevanza delle risposte.
L’Africa, che ospita il 17% della popolazione mondiale, ha ricevuto soltanto il 2% della produzione mondiale di vaccini. Vi è quindi, prima di ogni altra cosa, un problema di equa distribuzione che va risolto presto ed efficacemente. L’Unione Europea, decidendo di condividere 450 milioni di dosi a beneficio dei Paesi che hanno avuto scarso accesso ai vaccini, ha compiuto un passo nella giusta direzione. Ma la vera risposta sta nel favorire lo sviluppo di un’industria farmaceutica africana, che consenta di mettere a valore le capacità di innovazione e l’esperienza dei ricercatori locali. In questo senso va l’iniziativa europea, pienamente sostenuta dall’Italia, di investire un miliardo di euro per stimolare la produzione di vaccini nel continente africano.
E senza dubbio non vi è sfida più grande e impegnativa, per l’umanità, del cambiamento climatico. Si tratta di una drammatica realtà, di cui i popoli dell’Africa hanno esperienza diretta già da decenni. Come ha recentemente ricordato Vanessa Nakate a Milano, nonostante l’intero continente sia responsabile di appena il 3% delle emissioni globali, si trova ad essere vittima di una percentuale ben più consistente delle conseguenze avverse dei cambiamenti climatici: dalla desertificazione ad apocalittiche inondazioni, alla allarmante riduzione del terreno coltivabile, con le gravi conseguenze sull’alimentazione.
L’Africa detiene chiavi essenziali per il successo delle strategie di de-carbonizzazione del pianeta: dal possibile sfruttamento del Sahara e delle altre aree desertiche per la produzione di energia rinnovabile, alla preservazione di quello che lo storico e geografo Joseph Ki-Zerbo ha chiamato con termine evocativo il “deserto verde” della foresta africana, prezioso patrimonio per l’intera umanità. La produzione di energia pulita e la sua efficace distribuzione sono fondamentali per lo sviluppo dell’Africa.
La transizione energetica, con la sua enfasi sulle energie rinnovabili e sull’economia circolare, apre nuovi e promettenti orizzonti di collaborazione per i nostri continenti. Dai grandi progetti per l’utilizzo dell’energia solare ed eolica, all’agricoltura 4.0, fino alla produzione di idrogeno verde, le potenzialità per la cooperazione fra Africa e Europa sono numerose e tutte altamente promettenti.
A queste si aggiunge l’ampia disponibilità di terre rare e di altre risorse strategiche necessarie per realizzare batterie e microchip, che rappresentano ciò che all’inizio del secolo scorso erano il carbone e l’acciaio. E se l’Europa ha compiuto grandi e gravi errori nel considerare l’Africa come mera fonte di risorse, oggi è finalmente la stagione di una leale cooperazione, nella quale i problemi principali toccano tutti, e le soluzioni hanno bisogno del contributo di ciascuno.
Il continente africano rappresenta il partner naturale per l’Unione Europea: l’altra faccia di una stessa medaglia. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Non comprenderlo adesso ci porterebbe a constatare, fra qualche anno, di essere stati silenziosamente, ma inesorabilmente, relegati alla periferia del pianeta. Al contrario, africani ed europei, insieme, possono fare dei due continenti una vasta e integrata regione, stabile politicamente, dinamica economicamente e vibrante culturalmente. Una regione dove in totale vivono oltre un miliardo e mezzo di persone che producono un Prodotto Interno Lordo pari a quindicimila miliardi di euro.
In Africa come in Europa la sfida non è soltanto legata alla tutela dell’ambiente, ma riguarda anche i sistemi economici e le società nel loro complesso. La sfida riguarda la possibilità di una trasformazione epocale, che consentirà di creare nuove opportunità economiche per le decine di milioni di giovani africani che, da qui al 2050, quando la popolazione dell’Africa supererà i due miliardi di abitanti, si affacceranno sul mercato del lavoro.
Un modello di crescita endogeno e integrato, rispettoso dell’ambiente e delle persone, rappresenta la migliore risposta a incontrollati e spesso rovinosi fenomeni migratori che, se nell’immediato possono apparire tormentati e fragili rimedi nei confronti di una pressione demografica in crescita impetuosa e offrono, con le rimesse di emigranti, un contributo finanziario ai Paesi d’origine, nel lungo periodo privano questi di loro importanti energie, finendo per incidere negativamente sulle loro possibilità di sviluppo.
Con oltre 27 miliardi di dollari di investimenti diretti, cresciuti di oltre il 30% negli ultimi 5 anni, l’Italia rappresenta uno dei principali investitori europei in Africa e può svolgere un ruolo di primo piano nello sviluppo delle enormi potenzialità del continente in materia di energie rinnovabili, assicurando la più ampia condivisione di tecnologie e di saperi per favorire la creazione ed il consolidamento di poli produttivi e di ricerca africani.