Il 4 ottobre gli stati membri dell’Unione europea (Ue) hanno dato il via libera ai dazi doganali aggiuntivi sulle importazioni delle auto elettriche cinesi, nonostante l’opposizione tedesca (e quella di Ungheria, Slovacchia, Slovenia e Malta), che teme una guerra commerciale con Pechino.
Berlino teme una guerra commerciale con il gigante asiatico. Le sue aziende automobilistiche, Bmw, Mercedes e Volkswagen, che hanno ancora una forte presenza nel più grande mercato automobilistico del mondo, rischiano di pagarne il prezzo.
Le divisioni tra i Ventisette hanno impedito di raggiungere la maggioranza qualificata necessaria – almeno quindici stati che rappresentino il 65% della popolazione dell’Ue – per approvare formalmente i dazi. Tuttavia, l’esecutivo europeo sarà libero d’introdurli, e ha confermato che lo farà, sulla scia di quanto già deciso dagli Stati Uniti lo scorso 14 maggio quando hanno annunciato un aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi dal 25 al 100%.
La Commissione europea introdurrà quindi dazi fino al 35%, che si aggiungeranno a quelli del 10% già applicati. I dazi aggiuntivi entreranno in vigore alla fine di ottobre.
L’obiettivo è ristabilire condizioni di equilibrio con i produttori cinesi, accusati di beneficiare di massicci sussidi pubblici, difendendo l’industria automobilistica europea da pratiche considerate sleali.
L’importo è a geometria variabile nel senso che non sarà uguale per tutti: varierà da un produttore all’altro, a seconda della quantità stimata di sussidi ricevuti e del grado di collaborazione con le autorità europee. Nel dettaglio, i dazi aggiuntivi saranno del 7,8% per Tesla, del 17% per Byd, del 18,8% per Geely e del 35,3% per Saic.
Tuttavia l’introduzione di questi dazi, che potranno comunque essere revocati in qualsiasi momento, pone vari tipi di problemi.
Primo. I dazi sono generalmente regressivi e sterili.
Secondo. Il gap di competitività e costi con la Cina è così sfavorevole all’Europa che i dazi non apporteranno modifiche strutturali, come evidenzia anche il Ceo di Porsche Consulting Italia.
Terzo. Attraverso le triangolazioni commerciali è possibile evitare i dazi. Pechino ha già individuato il suo cavallo di Troia nella Turchia.
A questo punto sorge spontanea una domanda: a cosa servono i dazi e perché vengono introdotti nonostante l’evidenza empirica e teorica confermano la loro parziale inutilità? Di sicuro, hanno un impatto in termini di consenso elettorale.