La fiducia attuale delle imprese è al massimo degli ultimi anni. Lo certifica l’Ambrosetti Club Economic Indicator, sviluppato da The European House – Ambrosetti e volto a misurare il sentiment delle imprese italiane. L’indicatore è costruito a partire da un sondaggio trimestrale alla business community di Ambrosetti Club, che comprende oltre 350 amministratori delegati e vertici delle principali società italiane e multinazionali operanti in Italia. Misura quattro dimensioni: la situazione attuale del business, le prospettive del business a sei mesi, le prospettive dell’occupazione a sei mesi e le prospettive degli investimenti a sei mesi.
La fiducia ora è al massimo di 70,6 (il top è 100), più del doppio della valutazione di giugno (30,2). Rispetto al settembre 2020 (quando l’Indicator era pari a -21,1) - rileva l’analisi - “siamo in un’era geologica diversa, un’accelerazione di ottimismo simile non l’avevamo mai registrata prima. L’ondata di fiducia non investe solo il presente, ma si proietta sull’immediato futuro: l’indice sulle aspettative a sei mesi assume anch’esso il massimo valore dall’inizio delle rilevazioni, a 61,9”.
Le aspettative legate alla situazione occupazionale inoltre restano positive (40,5), “sugli stessi livelli della precedente rilevazione, comunque su valori molto elevati, non solo rispetto al periodo pandemico ma anche rispetto agli anni precedenti. Infine, anche la prospettiva sugli investimenti delle imprese registra il proprio record storico (62,7).”
L’indice, tuttavia, “misura le aspettative e il sentiment, che è inevitabilmente dipendente dalla situazione congiunturale. I valori massimi non sono indice del fatto che siamo nel migliore dei mondi possibili. È chiaro che i problemi ci sono e che gli strascichi della crisi del 2020 non spariscono da un anno con l’altro. Nel 2020 più di due milioni di famiglie (7,7% del totale) erano in povertà assoluta, partendo dal 6,4% del 2019. I 22,3 milioni di occupati, ad aprile 2021, sono sicuramente un valore in crescita rispetto ai mesi precedenti (+0,6% rispetto ad aprile), ma sono comunque un milione in meno rispetto agli occupati ad aprile 2019.”
In altri termini, “non siamo nella situazione ideale, ma siamo in una situazione comunque migliore rispetto a quanto preventivato, e con tutte le carte in mano per avviare un percorso di crescita sostenuto”.
Su quest’ultimo aspetto, ovvero una crescita duratura e sostenuta, altri dati suonano come un campanello d’allarme. L’economia dell'Eurozona continua a crescere, ma il ritmo rallenta complice l’aumento dei costi, legato alle materie prime e alle forniture, ma anche alla necessità di assunzioni per far fronte alla domanda. Il trend emerge dai dati Pmi di Ihs Markit.