1860, quando il Mezzogiorno era più sviluppato del Nord Europa

Una volta occupate le Due Sicilie, il governo di Torino iniziò lo smantellamento del tessuto industriale di quelle che erano divenute le ‘province meridionali’

1860, quando il Sud era più sviluppato del Nord Europa

Le regioni più industrializzate d’Italia, prima del 1860, erano la Campania, la Calabria e la Puglia. E, ai tempi del Regno delle Due Sicilie, si collocavano ai primi posti in Europa.

Ad esempio, in Calabria c’erano le famose acciaierie di Mongiana, mentre la più grande fabbrica metalmeccanica del Regno era quella di Pietrarsa (fra Napoli e Portici) con oltre 1200 addetti: un record per l’Italia di allora. A Castellammare di Stabia, dalla fine del XVIII secolo, operavano i cantieri navali più importanti e tecnologicamente avanzati d’Italia.

Da lì uscirono la prima nave a elica dello Stivale e la prima nave in ferro. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che accrebbero fortemente la produzione.

L’Abruzzo era importante per le cartiere, la fabbricazione delle lame e le industrie tessili. La Sicilia esportava zolfo, preziosissimo allora. Puglia e Basilicata erano importanti per i lanifici e le industrie tessili. La Borsa più importante del Regno era, infine, quella di Bari.

Poi, il declino inesorabile. Una volta occupate le Due Sicilie, il governo di Torino iniziò lo smantellamento del tessuto industriale di quelle che erano divenute le ‘province meridionali’.

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