Poche ore prima dell’inaugurazione di Baltic Pipe, che da ottobre trasporterà il gas norvegese a Danimarca e Polonia, sono state registrate nelle acque attorno all’isola danese di Bornholm delle perdite di gas da Nord Stream 1 e Nord Stream 2, i due gasdotti che dovrebbero collegare a livello energetico la Russia e la Germania attraverso il Mar Baltico.
Il Nord Stream 1 è stato chiuso a tempo indefinito dall’impresa energetica russa Gazprom a inizio settembre, mentre il Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione per scelta politica tedesca e sotto la pressione statunitense; nonostante ciò in entrambi i gasdotti c’è gas per motivi tecnici.
Il Cremlino si dice molto preoccupato; tedeschi e danesi non escludono il sabotaggio, del quale si mostra certo il premier della Polonia. A una mini serie di incidenti non sembra credere nessuno.
Sabotare i gasdotti sarebbe inutile per i russi dal punto di vista pratico – basterebbe continuare a non inviare gas – ma potrebbe rientrare nella strategia di spaventare gli europei, innalzando il livello della tensione.
Se avesse la certezza che si è trattato di un sabotaggio russo, il campo occidentale dovrebbe interpretarlo come il segnale della disponibilità a colpire infrastrutture strategiche per i paesi dell’Unione e a spezzare anche fisicamente i legami tra Mosca e il Vecchio continente (nel consorzio proprietario di Nord Stream Gazprom è in maggioranza, ma il 49% è in mano a imprese tedesche, olandesi e francesi).
La concomitanza tra i guasti a Nord Stream e l’inaugurazione di Baltic Pipe non sarebbe una coincidenza, ma un avvertimento, tra l’altro precedente di poche ore il riconoscimento dell’esito dei referendum-farsa in Donbas.
Secondo Mosca, tuttavia, i sabotatori vanno cercati altrove. Per esempio in quella stessa Polonia che avversa qualsiasi intesa russo-tedesca che non preveda il transito del gas sul suo territorio. O in quella Danimarca che arma l’Ucraina. Oppure direttamente negli Stati Uniti.
In quest’ultimo caso, il sabotaggio e la successiva attribuzione della responsabilità alla Russia sarebbero dunque l’ennesimo complotto a stelle e strisce. Questa ricostruzione, tutta da dimostrare, aiuterebbe a giustificare presso l’opinione pubblica il proseguimento dell’invasione e la rottura totale dei rapporti con l’Occidente. Ma, per ora, è soltanto una delle ipotesi in campo per spiegare il ribollire del Mar Baltico.