Il Giappone è la prossima tappa della crociata di Trump. L'economia Usa si surriscalda

Per Donald Trump potrebbe essere Tokyo il prossimo obiettivo. Intanto l’economia Usa comincia a mostrare segnali di surriscaldamento: salgono salari e occupazione. La Fed per tamponare la crescita dell’inflazione potrebbe decidere un altro aumento dei tassi di interesse

Crociata commerciale: la prossima tappa è il Giappone

Cina, Unione Europea, Canada e Messico. E ora a chi tocca? Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta conducendo la sua guerra commerciale su molti fronti. Ma presto potrebbe aggiungersi un nuovo obiettivo: è il Giappone, la terza economia al mondo, che nel 2017 ha vantato un surplus commerciale pari a 68,8 miliardi di dollari. Ma è in diminuzione rispetto al picco di cinque anni fa di 73,3 mld. I numerosi incontri e le partite a golf con il presidente nipponico, Shinzo Abe, non sarebbero dunque bastati a placare gli intenti di Trump.

Numeri piuttosto modesti se paragonati ai 335 mld del surplus commerciale cinese. E, infatti, la Casa Bianca si dice pronta a scatenare un'altra ondata di tariffe punitive contro Pechino su ulteriori 200 mld di importazioni dalla Cina. Ciò porterebbe il totale dei beni sottoposti a nuovi dazi a 250 mld rispetto ai 500 mld di import complessivo dalla seconda economia globale. Xi Jinping ha sempre risposto con altrettanti dazi, ma lo spazio di manovra cinese è più ridotto visto che le importazioni Usa in Cina sono inferiori.

Intanto sale il malcontento delle imprese a stelle e strisce. Giganti come Cisco, Dell, Hewlett Packard Enterprise e Juniper Networks hanno lanciato un accorato appello all'amministrazione Trump per proteggere i prodotti tecnologici dalla trade-war.

Il breve periodo sembra, tuttavia, dare in qualche modo ragione a Trump, mentre le aspettative sul medio sono al ribasso. L’economia continua a inviare crescenti segnali di surriscaldamento. Ad agosto i salari sono saliti su base annua del 2,9%, cosa che non accadeva da nove anni e il motivo è semplice: l'economia ha creato più occupati rispetto alle previsioni. Soltanto nel mese scorso sono stati rilevati 201.000 posti di lavoro aggiuntivi e il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 3,9%.

Poi c'è il rovescio della medaglia. La spinta ricevuta dai salari potrebbe scaricarsi sull’inflazione, che aumenterà probabilmente oltre le stime, e indurrà la Banca centrale statunitense ad accrescere i tassi di interesse per la terza volta quest’anno nella riunione del 25-26 settembre. Il che avverrebbe poco dopo le critiche di Trump destinate al governatore della Fed, Jay Powell, colpevole di non aiutare abbastanza il governo Usa. Un affronto agli occhi del presidente degli Stati Uniti visto che a volerlo sulla seconda poltrona più importante d’America è stato proprio lui.

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