“Abbiamo trovato un accordo sul piano per le infrastrutture”. Lo ha annunciato il presidente Usa Joe Biden via Twitter, dopo aver ricevuto una delegazione bipartisan di senatori alla Casa Bianca.
Il piano “ci consentirà di competere nel mondo”, ha assicurato Biden, sottolineando come “non ci sia nulla che l’America non riesca a fare se è unita. Cinque democratici e cinque repubblicani si sono messi insieme e hanno delineato un accordo che creerà milioni di posti”.
Si tratta dunque di un compromesso, a tal punto che Biden ha ammesso che “il piano non contiene tutto quello che avevo promesso. Ma lo sottoscrivo”. La cifra degli investimenti – che serviranno perlopiù a costruire nuove autostrade e alla diffusione della banda larga - scende a 600 miliardi di dollari, quindi ben sotto i 1.900 mld annunciati inizialmente.
Ciò significa che per il momento è saltato anche il progetto di aumentare le tasse alle imprese (l’aliquota sulle società dal 21% al 28% e un’imposta minima globale del 21%), operazione particolarmente osteggiata dai Repubblicani.
Biden aspira a passare alla storia come un presidente trasformativo simile a Franklin D. Roosevelt o Lyndon B. Johnson, sulle ali di una rivisitazione completa del ruolo dello Stato nell’economia. Una cosa è certa. Il piano appena approvato, quello da 600 mld, non basterà. Occorre fare di più. Repubblicani permettendo.