Aumenta l'insoddisfazione dei giovani verso il sistema economico e politico. In altri tempi si sarebbe detto sono anti-capitalisti. E in effetti sembrano esserlo.
Un’indagine dell’Università di Harvard del 2016 mostra che il 51% dei giovani americani tra i 18 ei 29 anni non “crede” più nel capitalismo. Questo vuol dire che preferiscono il socialismo, in cui lo stato regola e interviene più attivamente nell’economia? La risposta corretta è che non si sa, al momento. I dati, tuttavia, suggeriscono che i giovani fanno parte di un’avanguardia di americani che sta perdendo fiducia nel sistema economico dominante e si dice pronta ad abbracciare qualcosa di nuovo.
Ma i giovani non sembrano pensare che un sistema alternativo come il socialismo possa risolvere il problema. Quindi, se i giovani rifiutano sempre più il capitalismo ma sono ambivalenti riguardo al socialismo, a cosa guardano? A un modello più equo di quello attuale: la parola magica è inclusione. Come confermano anche altre indagini: si diffonde un nuovo desiderio che trova la sintesi in una forma più inclusiva di capitalismo.
Un sondaggio (realizzato da Gallup) ha rilevato che il 40% dei lavoratori che hanno cambiato lavoro si sono trasferiti in aziende che prevedono schemi di partecipazione agli utili da parte dei lavoratori. Un cambio epocale. Dall’anno scorso una società della Silicon Valley certifica le imprese di proprietà dei dipendenti con l’obiettivo di costruire un modello economico basato sulla proprietà dei dipendenti. Da “potere al popolo” a “potere ai dipendenti”.