Questo cambiamento non dovrebbe sorprendere e ci dice quanto Tsipras sia davvero socialdemocratico. Vediamo perché. Secondo Dimitrios Kotroyannos, professore di scienze politiche all’Università di Creta, la strategia seguita dal premier ellenico, sia quando era all’opposizione sia ora che è al potere, è basata su un approccio duale: “vecchio-nuovo”, “corrotto-non corrotto”, ecc. Il suo discorso è sempre stato divisivo: prima delle elezioni del 2015 e resta divisivo oggi.
Quando ha proclamato l’uscita di Atene dal piano di salvataggio (la scorsa estate) ha fatto esplicito riferimento alla distinzione tra nuovo e vecchio, assegnando tutte le responsabilità della crisi ai governi precedenti e ignorando le proprie responsabilità: la Grecia, paradossalmente, sarà pure uscita dal piano di salvataggio ma oggi è più indebitata di prima. E a farne le spese sono stati soprattutto i greci meno benestanti.
In tal senso Tsipras assomiglia più ad un leader populista, deciso a restare al potere a qualunque costo, piuttosto che a un socialdemocratico. Infatti, in teoria, la socialdemocrazia mira a coltivare il dialogo e a costruire alleanze che promuovano l'interesse comune isolando le voci estreme. Al contrario, la tattica divisoria di Tsipras intensifica l'opinione estremista. Per Kotroyannos, la socialdemocrazia è in crisi e si può tentare di superarla solo umanizzando la realtà socio-economica piuttosto che accettare una retorica populista legata alle aspirazioni personali di un politico. Ovvero, cio' che sta facendo Tsipras.