Il 13 dicembre, presso il Money Exchanger’s Union di Sarai Shahzada, il più grande mercato di scambio di valuta in Afghanistan, un dollaro ha raggiunto il valore di 123 afgani (la moneta domestica). Un mese prima, ne valeva circa 90.
Il crollo, che arriva nel mezzo di una crisi economica che ha già portato a un vertiginoso aumento dei prezzi dei beni di prima necessità come cibo e carburante, favorisce quei cittadini che ancora detengono dollari, ma ha conseguenze destabilizzanti sull’intera economia e su coloro che non detengono valuta estera.
Il tasso di cambio dell’afgano con il dollaro ha cominciato a lievitare lo scorso 15 agosto dopo la caduta dell’ex governo supportato dagli Stati Uniti. Il 14 agosto veniva venduto e acquistato un dollaro per circa 82 afgani. Il divario tra le due monete, però, è diventato particolarmente ampio negli ultimi giorni.
Nel frattempo, il paese sta affrontando una grave crisi umanitaria. L’11 novembre, Human Rights Watch ha ribadito gli allarmi riguardanti l’insicurezza alimentare in Afghanistan e il rischio di una pesante carestia.
Chi può, tra gli afgani, sta cercando di vendere i propri beni e fuggire dal Paese via terra, sognando di uscire dal girone dell’inferno.