A Kiev, che dal Donbass dista ottocento chilometri e più di dieci ore di macchina, c’è l’attonita percezione di un disastro imminente. Stavolta Vladimir Putin sembra fare sul serio perché ha ammassato le truppe al confine. Il Cremlino vede una possibile minaccia di ripresa di una guerra civile in Ucraina. Il perché è legato alla possibilità che Kiev entri nella Nato, scelta che viene letta come una provocazione da Mosca.
“Abbiamo preso nota della dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che visitando il Donbass ha detto che l’adesione del paese alla Nato avrebbe presumibilmente aiutato a porre fine al conflitto nella regione. Tuttavia, contrariamente alle aspettative di Kiev, la potenziale adesione alla Nato non solo non porterà la pace in Ucraina ma, al contrario, porterà a un aumento su larga scala delle tensioni nel sud-est, causando forse conseguenze irreversibili per la tenuta dello Stato ucraino”. Parole minacciose pronunciate dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Intanto, Vladimir Putin ha dato “le necessarie spiegazioni” ad Angela Merkel: “Siamo liberi di spostare le nostre forze armate, qualsiasi unità sul territorio della Russia a nostra discrezione”. Lo ha riferito il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dopo che in una conversazione telefonica la cancelliera tedesca aveva chiesto a Putin “la riduzione” del rafforzamento delle truppe russe nei pressi dei confini con l’Ucraina.