Thomas Piketty rifiuta la censura in Cina, anche a costo di rinunciare alla pubblicazione del suo nuovo saggio nel vasto mercato di lettori della Repubblica Popolare.
L’editore Citic, che aveva preso contatti con Le Seuil per tradurre ‘Capitale e ideologia’, ha chiesto di apportare cospicui tagli. Si tratta di eliminare tutti i riferimenti alla Cina contemporanea, in particolare all’incremento delle disuguaglianze nella società e all’opacità del regime di Pechino.
“A seguito di queste richieste - spiega l’economista francese - ho indicato che accetterò solo una traduzione completa senza alcun tipo di taglio”. Altre case editrici cinesi sono state contattate ma hanno tutte confermato tagli in caso di traduzione.
In uno dei passaggi che l’editore cinese voleva eliminare Piketty parla di trasformazione delle società post-comuniste in “fedeli alleati dell’ipercapitalismo”.
“Questa censura - osserva - sembra illustrare il crescente nervosismo del regime cinese e il suo rifiuto di un dibattito aperto sui diversi sistemi economici e politici. È un peccato per tutti. Nel mio libro adotto una prospettiva critica ma costruttiva sui vari regimi disuguali nel mondo e sulle loro ipocrisie, non solo in Cina ma anche negli Stati Uniti, in Europa, in India, in Brasile, in Medio Oriente e così via. È triste che Xi Jinping si sottragga al dialogo e alle critiche”.