Flop per Marine Le Pen ed Emmanuel Macron alle elezioni regionali francesi, mentre volano i Républicains e l’unione di gauche ed ecologisti. Il primo partito tuttavia resta l’astensione, pari al 66% dei 48 milioni di aventi diritto al voto.
A 10 mesi dalle presidenziali del 2022, la batosta più dura e inattesa è quella inferta al Rassemblemement National, il partito nazionalista di Marine Le Pen, che arriva al 20,5% delle preferenze e non conquista neanche una regione. Una vera delusione per l’ex Front National che molti sondaggi davano invece come in forte progressione.
Secondo gli esperti, il Rassemblement National è il partito che più di tutti sconta l’astensionismo record. Come nel primo turno di domenica 20 giugno, circa due elettori su tre hanno snobbato le urne.
Schiaffo anche alla maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron, ferma al 7%, una conferma dello scarso radicamento di En Marche a livello locale. Ma non ci sarà alcun rimpasto di governo: solo alcuni “aggiustamenti necessari e limitati” hanno fatto sapere fonti dell’esecutivo.
Questo scrutinio segna invece il grande ritorno della destra neogollista. Con il 38% delle preferenze, Républicains e alleati appaiono come la prima forza politica del Paese, pronti a lanciarsi nella corsa presidenziale.
Bene anche l’unione della gauche e degli ecologisti, con il 34,5% delle preferenze, in quello che sembra un ritorno dei partiti più tradizionali, dopo il bipolarismo Macron-Le Pen.
Gli esiti delle elezioni francesi, oltre all’uscita di scena di Angela Merkel (in Germania sono in programma le elezioni politiche a settembre), potrebbero aprire anche nuovi scenari in’Europa, dove secondo alcuni l’uomo forte potrebbe diventare il premier italiano Mario Draghi.