L’autonomia della Corsica torna al centro della scena: uno statuto alla polinesiana per l’isola?

A poche settimane dalle presidenziali francesi, sull’isola, dopo giorni di manifestazioni e scontri, arriva il ministro dell’Interno Darmanin e pronuncia la parola magica

L’autonomia della Corsica torna al centro della scena
Corsica

A poche settimane dalle elezioni presidenziali (il primo turno si terrà il 10 aprile), la crisi in Corsica irrompe sulla scena francese. Da due settimane nell’isola si susseguono manifestazioni, anche violente, con la presenza soprattutto di giovani, e gli usuali scontri con la polizia. La scintilla è stata la violenta aggressione di cui è stato vittima il 2 marzo nel carcere di Arles Yvan Colonna, condannato all’ergastolo per l’assassinio del prefetto Claude Erignac avvenuto in un agguato con dei colpi di arma da fuoco alla schiena il 6 febbraio 1998, un omicidio che ha profondamente segnato la Francia.

A Colonna, come agli altri co-imputati, non è stato mai concesso di essere incarcerato in Corsica, e per questo il movimento di protesta accusa lo stato francese di “assassinio”, per averlo tenuto in un carcere sul continente, senza protezione, che ha permesso a un co-detenuto islamista di aggredirlo violentemente.

Adesso il governo cerca di correre ai ripari, per evitare un’esplosione, che potrebbe incidere negativamente sulla rielezione di Macron, mentre il Fronte di liberazione nazionale corsa, che aveva deposto le armi nel 2014, ieri ha minacciato di riprendere la lotta armata.

Il ministro degli Interni Gérald Darmanin, in un’intervista a Corse Matin, ha così utilizzato la parola magica “autonomia”. Per poi attenuare la dichiarazione: “Siamo pronti ad andare fino all’autonomia, ma non ci può essere dialogo nella violenza, il ritorno alla calma è una condizione sine qua non”.

Darmanin ha persino evocato “uno statuto alla polinesiana”, con riferimento allo Statuto di autonomia che esiste solo nella Polinesia francese e in Nuova Caledonia e che lascia a questi territori d’oltremare le decisioni in materia economica, sociale, sanitaria, ambientale, mentre lo Stato centrale conserva il potere “regale”, cioè la sicurezza, l’ordine pubblico, la giustizia, la politica estera, la difesa, i soccorsi.

Nel 2018 c’era stata la promessa di una revisione costituzionale, con l’apertura di un “diritto alla differenziazione” per la Corsica, ma poi il progetto si è arenato al Senato, mentre il malcontento nel frattempo sembra aumentato. D’altronde, i numeri fotografano una situazione nell’isola nettamente differente al resto del paese: basti pensare che un corso su 4 vive sotto la soglia di povertà.

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