Un gruppo di Paesi europei, fra i quali la Germania e i Baltici, sta considerando l’ipotesi di lanciare un’iniziativa per togliere la presidenza di turno dell’Ue all’Ungheria, se Viktor Orbán dovesse continuare con le sue cosiddette ‘missioni di pace’, decise in segreto e senza alcun coordinamento con le istituzioni europee e i governi degli Stati membri. Lo rivelano diplomatici europei alla Süddeutsche Zeitung e al sito Politico e lo confermano al Corriere fonti bruxellesi.
Orbán aveva già irritato i partner con la decisione di copiare il famoso slogan elettorale di Donald Trump per farne il motto della sua presidenza: Make Europe Great Again. Ma da quando ha assunto la guida dell’Ue, il 1° luglio, si è lanciato in una serie di viaggi, mirati, secondo lui, a favorire una tregua in Ucraina, che ha destato perplessità.
Soprattutto la visita a Mosca, dove Putin lo ha accolto a braccia aperte ma dicendogli che non intende cedere dalle sue condizioni per un eventuale negoziato, cioè il ritiro completo e preventivo delle truppe ucraine dalle provincie parzialmente occupate dai russi.
Anche se Orbán ha dovuto ammettere di non agire e parlare a nome dell’Ue, si è trattato di un vero e proprio bacio della pantofola allo Zar, raddoppiato qualche giorno dopo da un’altra visita a Pechino a Xi Jinping, il più stretto alleato di Putin che il premier ungherese vede come inevitabile protagonista di ogni soluzione negoziata in Ucraina.
Sul piano procedurale l’estromissione di Orban è difficile ma non impossibile: occorrerebbe, infatti, in Consiglio una maggioranza qualificata e rafforzata di quattro quinti, cioè venti Paesi che insieme rappresentino almeno il 65% della popolazione europea, per decidere di terminare in anticipo una presidenza rotante trasferendola al Paese successivo, che in questo caso è la Polonia.