La Libia non si è ancora ripresa dalla cacciata di Gheddafi. E sembra essere stata abbandonata alle proprie sorti dal mondo occidentale che si era prodigato per liberare il paese nord-africano dalla dittatura del rais.
La situazione attuale è drammatica: si affastellano crisi politiche ed economiche che stanno ulteriormente indebolendo l’apparato statale. Ciò crea terreno fertile per lo sviluppo di un'economia di guerra, che vede reti di gruppi mafiosi, uomini d'affari corrotti ed élite politiche sostenere le loro attività attraverso vendite illecite di petrolio e pratiche predatorie. La continua predazione delle risorse, inoltre, sta avendo un impatto disastroso sull'economia formale della Libia, minando alla base ciò che rimane delle sue istituzioni.
Eppure, rispetto ai problemi precedenti, nel 2017 ci sono stati segnali di progresso su diversi fronti: la riduzione del traffico di esseri umani, la triplicazione delle entrate petrolifere e una maggiore azione locale contro il contrabbando di carburanti.
È necessario che la comunità internazionale si impegni per sostenere gli sforzi della Libia nel contrastare il circolo vizioso libico. Altrimenti il collasso del paese appare sempre più imminente.
Presi per il PIL
L'Europa non può far certo finta di niente. Anzi non dovrebbe visto che è implicata nell'attuale involuzione libica. Infatti la maggior parte del petrolio frutto di attività illecite e pratiche predatorie è venduto ai paesi occidentali che vede in primissima fila l’Italia seguita dalla Germania, come riporta un'inchiesta de "l'Occidentale".