Ottiene la maggioranza assoluta, il 57% delle preferenze, ma segna il peggior risultato della sua storia da quando il glorioso partito di Nelson Mandela aveva preso il potere, mettendo fine all'Apartheid, 25 anni fa. È la parabola dell'African national congress del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.
Nei suoi anni migliori l'Anc è arrivato a mettere a segno un consenso che superava il 70%. Un quarto di secolo dopo, il Sud Africa è ritenuto uno dei paesi più corrotti del globo.
Il clima di sfiducia – esacerbato da un tasso di disoccupazione che sfiora il 27% e tra i giovani raggiunge il 50% - è confermato anche dalla bassa affluenza, fermatasi al 66% degli aventi diritto. Almeno 9 milioni di sudafricani non si sono neanche registrati al voto, in particolare i giovani. Tra coloro che si recavano per la prima volta alle urne, il numero degli astenuti si è assestato oltre l'80%.
Nonostante tutto, molti sudafricani considerano il presidente l'uomo della speranza, dopo che il suo predecessore Jacob Zuma aveva portato il Paese ad un passo dall'abisso economico.