A un anno dalla sesta rielezione (è in carica dal 1994), Lukashenko è ancora lì, nonostante le sanzioni imposte da Londra, Bruxelles e Washington, oltre a quelle contro le aziende statali appena introdotte dal Regno Unito. È riuscito a soffocare le mobilitazioni. In molti sono stati arrestati: ben 36 mila oppositori sono in carcere. Il dittatore bielorusso si fa forte del sostegno della Federazione russa. Mosca in realtà usa Lukashhenko a proprio uso e consumo.
La cerniera di Vladimir Putin lungo i confini russi che guardano a Occidente comincia a cedere. In particolare, l’Ucraina appare sempre più vicino alla Nato e il paese dell’amico-nemico Erdogan, la Turchia, può contare sul secondo esercito dell’Organizzazione atlantica. In questa ottica, più che un’amicizia, quella tra Putin e Lukashenko appare come un all’alleanza tra due leader che temono di essere giunti al capolinea.
Occorre, tuttavia, considerare che anche l’Occidente ha interesse affinché la situazione in Russia resti piuttosto stabile. L’obiettivo è usare Mosca per cercare di contenere le mire espansionistiche della Cina. Allo stesso tempo, prosegue la campagna acquisti di Putin in Europa. L’ultimo in ordine temporale, seguendo l’esempio di altri cancellieri e ministri europei, è l'ex premier francese François Fillon, entrato nel consiglio di amministrazione di una società petrolifera russa.