A Davos si è incontrata la cosiddetta élite globale per affrontare i problemi del mondo ma mai come oggi il mondo sembra afflitto da problemi irrisolvibili: la disuguaglianza crescente, i rischi della rivoluzione digitale (in primis quelli legati alla privacy), i cambiamenti climatici che mettono a rischio l’intera economia globale.
Le risposte di Davos a questi problemi non sono incoraggianti: le élite economiche non comprendono che i salari bloccati stanno determinando un calo significativo della quota di reddito della forza lavoro e che le aspettative di molti cittadini in Europa e Stati Uniti sono frustrate. Nessuno degli amministratori delegati statunitensi presenti a Davos ha criticato l’operato del presidente Donald Trump, forse pregustando la nuova normativa fiscale che farà guadagnare centinaia di miliardi di dollari alle multinazionali e aumenterà la pressione fiscale sul ceto medio.
I tagli alle tasse sui ricchi e la deregulation non possono essere la risposta ai problemi di ogni paese: la cosiddetta “teoria della goccia”, secondo cui tutti ricevono benefici economici, non è equa; allo stesso modo ritenere che l’ambiente sia tutelato in assenza di una normativa apposita è illusorio.
La Storia ci ha insegnato che la “teoria della goccia” non funziona e che il nostro ambiente si sta rapidamente degradando proprio perché le multinazionali hanno ignorato le loro responsabilità civili: una crescita di profitti in un sistema senza una regolamentazione adeguata non è sostenibile e non è mai stata inclusiva.