Gli scarti della produzione del whisky diventeranno cibo per i pesci, più precisamente microalghe ricche di Omega-3 che potrebbero essere utilizzate negli allevamenti di acquacoltura: l’intuizione è del genetista e microbiologo dell’Università Heriot-Watt di Edimburgo Douglas Martin, che negli ultimi due anni si è dedicato a questo tipo di coltivazione in Scozia e oggi sta per avviare le sperimentazioni tra la sua startup MiAlgae e il produttore mondiale di alcolici Diageo.
Il processo per trasformare i sottoprodotti del processo di produzione del whisky (pot ale) in mangime per i pesci avviene in un fermentatore di 50 litri appositamente progettato. Un vero e proprio modello di business che Martin vuole implementare e lanciare sul mercato: “Puoi avere la tecnologia più green del mondo, ma non funziona se non ci si guadagna”.
Per ogni litro di whisky prodotto ci sono otto litri di di scarti (e questa è una statistica che i produttori non amano pubblicizzare): al momento alcuni vengono utilizzati per l’alimentazione del bestiame o trattati come acque reflue, ma il processo richiede molta energia e bassi rendimenti. Per questo l’invenzione di Martin potrebbe avere successo: è più redditizia in termine di trasformazione del prodotto.
In Scozia il settore dell’acquacoltura dà lavoro a 8mila persone e vale 1,8 miliardi di sterline, la specie più rappresentativa è il salmone con un export nel 2017 pari a 600 milioni di sterline, in crescita del 35% rispetto all’anno precedente. L’aumento della produzione richiederà anche più cibo per i pesci e la soluzione derivante dal pot ale è più economica e maggiormente ricca di Omega-3 dell’olio di pesce, che è anche più caro.
Nutrire il pesce con gli scarti di whisky potrebbe essere un perfetto esempio di economia circolare ma c'è spazio per fare molto di più con i rifiuti della Scozia. Il settore del whisky produce 4,37 milioni di tonnellate di rifiuti e sottoprodotti biotecnologici all'anno, in acquacoltura la cifra è di 190mila tonnellate. Nella birra - un altro settore chiave - sono oltre 56.000 tonnellate.
Europe's Bioeconomy - The Business of Nature